Né turisti né residenti: gli affitti brevi hanno svuotato le città
Nonostante nelle città la quantità di case in affitto breve sia crollata, le conseguenze della pandemia non basteranno a restituircele, se non si pone un freno a un mercato che aspetta solo di tornare allo status quo ante. Ma la normalità era un problema! La soluzione potrebbe arrivare da reti di comunità che si auto-regolamentano e propongono modelli di turismo sostenibile, come Fairbnb.coop.
Gli affitti brevi turistici hanno spopolato, letteralmente
Basta una ricerca su Airdna.co, portale che raccoglie dati sul mercato degli affitti brevi turistici, per avere il polso del fenomeno: prima dello scoppio della pandemia, in città a vocazione turistica come Firenze le offerte di affitti brevi turistici sulle principali piattaforme di booking avevano superato la cifra record di 14.000 appartamenti.
Molti piccoli proprietari, per arrotondare lo stipendio o pagare la rata del mutuo, avevano infatti scelto questa formula, a causa dei prezzi sul mercato immobiliare troppo bassi per vendere e dei pochi rischi che si corrono affittando ai turisti. Poi ci sono i grandi investitori immobiliari, che hanno ben presente la redditività degli appartamenti nei centri storici.

Affitti brevi turistici di appartamenti (in viola) e stanze (in azzurro) in centro a Firenze. Fonte: Airdna.co
L’industria turistica tradizionale è già da tempo sul piede di guerra con le piattaforme di booking, ritenute colpevoli di concorrenza sleale. Il boom degli affitti brevi turistici non minaccia però soltanto gli affari degli hotel. I canoni di affitto a uso residenziale sono infatti divenuti insostenibili per larghe fette della popolazione e, in particolare per i più giovani, diventa difficile trovare abitazioni a un prezzo accessibile per iniziare percorsi di vita autonomi in città.
La turistificazione ha spopolato, letteralmente. È una delle facce del fenomeno noto globalmente come gentrificazione: i centri storici delle grandi città si trasformano in quartieri-vetrina a uso e consumo del turista, perfetti per essere attraversati anziché vissuti, e i residenti vengono espulsi. Le città senza i loro abitanti sono però vuote scenografie, e perdono presto il loro appeal.
L’overtourism è finito, e le città restano vuote
La pandemia potrebbe cambiare gli scenari, favorendo processi di restituzione delle città ai loro abitanti, oppure peggiorare la situazione. La de-turistificazione delle città causata dalle limitazioni agli spostamenti ha infatti lasciato migliaia di case vuote e molti proprietari hanno deciso di tornare al buon vecchio mercato degli affitti a lungo termine, ma la crisi economica ha minato il reddito delle famiglie, e vivere in centro città è divenuto sempre più proibitivo.
Un sistema di auto-regolamentazione per gli affitti brevi: la proposta di Fairbnb.coop
In attesa di una regolamentazione, che stenta ad arrivare anche per l’attività di lobbying delle grandi piattaforme in sede europea e nazionale, con il mercato degli affitti brevi turistici occorre fare i conti, ponendo dal basso regole efficaci e cercando di attutire gli effetti negativi del turismo di massa, estendendone i benefici all’intera comunità ospitante.
L’idea di costruire un’alternativa etica alle piattaforme dominanti circola ormai da anni in molti Paesi europei, e diversi attivisti, Host e viaggiatori hanno deciso di unirsi in cooperativa per dare vita a una piattaforma, Fairbnb.coop, che mette direttamente in pratica una policy di autoregolamentazione. Questa consta di tre punti chiave:
- gli Host devono dare prova della loro regolare registrazione presso le autorità locali;
- il 50% delle commissioni di prenotazione della piattaforma sono destinate al finanziamento di progetti delle comunità locali, scelti e gestiti dai residenti;
- nelle città e nei quartieri più colpiti dalla turistificazione, si applica la regola “1 Host, 1 Casa”: vengono accettati soltanto i proprietari che offrono una sola casa sul mercato turistico, mentre i grandi investitori immobiliari, che fanno incetta di proprietà nei centri storici destinandoli ai turisti anziché ai residenti, sono esclusi.
Venezia, Bologna e Genova sono state le città pilota italiane del progetto Fairbnb.coop: qui abbiamo raccolto la convinta adesione di decine di Host, abbiamo siglato i primi accordi con le amministrazioni locali per assicurare la nostra trasparenza e supportiamo progetti comunitari che possano aiutare i residenti a continuare a vivere le città:
progetti a carattere sociale, culturale ed ecologico, ma anche a supporto del personale sanitario impegnato in prima fila nella lotta al Covid-19.
L’impatto potenziale di Fairbnb.coop in una città d’arte come Firenze
Ora siamo pronti a estendere il servizio e il nostro modello di turismo sostenibile a Firenze come altrove. Nel capoluogo toscano, circa 8.120 appartamenti e stanze sono oggi offerti in affitto breve turistico sulle principali piattaforme di booking, a un prezzo medio di € 100 per notte. Raggiungendo appena il 10% del mercato e con una media di sole 6 notti prenotate al mese, si potrebbero raccogliere circa € 450.000 all’anno per sostenere progetti a favore della comunità.
Se il mercato dovesse ritornare ai livelli pre-Covid, questa cifra supererebbe facilmente e di molto il milione di euro. Risorse a fondo perduto e zero burocrazia per Cultura, Ambiente e Sviluppo sostenibile.

A Firenze Fairbnb.coop sta già suscitando entusiasmo tra molti piccoli proprietari, felici di produrre un impatto positivo sulla loro comunità anziché veder svanire buona parte dei profitti nelle mani invisibili del web capitalismo. Per il successo di questo modello di turismo sostenibile occorre però uno sforzo congiunto di tutti gli attori coinvolti, comprese le istituzioni locali: i benefici promettono di essere universali.
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